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TASSAZIONE NFT IN ITALIA

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Gli NFT hanno il potenziale di diventare un elemento chiave della nostra vita quotidiana, che potrebbe andare a semplificarla e/o ad abbellirla sotto vari aspetti: i campi d’ utilizzo potenziali di essi sono infatti tendenti all’infinito!

Sempre più persone si stanno interessando a questo mondo e molti acquistano NFT pensando che abbiano una tassazione associabile a quella delle crypto…beh, in realtà non è per niente così!

Prima di proseguire però, tengo a sottolineare il fatto che parliamo di fiscalità, dunque è bene chiedere ad una figura professionale, quale un commercialista di aiutarvi a non incorrere in problemi legali o fiscali; perciò, vi invito a prendere questo articolo come una traccia, su cui poi fare verifiche approfondite poiché bisogna sempre contestualizzare, in base alla propria posizione a livello fiscale, le azioni da compiere.

Inoltre, le leggi e le normative con il tempo cambiano: ANDATE QUINDI, A MAGGIOR RAGIONE, A VERIFICARE LE INFORMAZIONI CHE TROVATE IN QUESTO ARTICOLO ED, IN GENERALE, ONLINE IN MERITO ALLA FISCALITÀ. SEMPRE. Ne vale della vostra sicurezza finanziaria e personale.

DIFFERENZE TRA CRYPTO ED NFT

Un NFT è, per definizione, un TOKEN NON FUNGIBILE: nello specifico è un ASSET DIGITALE UNICO, NON REPLICABILE.

Proprio per questa ragione non può essere associato ad una criptovaluta, che per definizione è interscambiabile (un Bitcoin di proprietà di Gigi il macellaio è uguale al Bitcoin posseduto da Marcello il banchiere)

Così come se scambiassi 20 euro al bar con 2 pezzi da 10, non avrei differenze in termini di valore e, dunque, dal punto di vista fiscale (magari su una banconota in compenso posso fare un disegnino per renderla riconoscibile. Con una crypto non si può fare neanche quello…)

A livello fiscale dunque, è difficile dare un valore ad un NFT dato che nessun altro può averne uno identico. Sono dunque io a poter stabilire un prezzo per un eventuale compratore interessato.

QUINDI COSA è UN NFT A LIVELLO FISCALE?

Potremmo paragonare l’acquisto di un NFT a quello di un quadro con allegato un certificato di autenticità, dato che in Italia non vi sono leggi chiare al 100% su questo genere di asset digitali.

Quando si va a comprare un oggetto del genere, non è necessario dichiarare l’acquisto e/o il fatto che si possegga il bene in questione.

Inoltre, non bisogna pagare alcuna aliquota per l’acquisto o la detenzione dell’NFT in questione.

L’eccezione è quando, ad esempio, si va a comprare un NFT utilizzando delle crypto. 

In quel caso, è possibile che si debba pagare delle tasse sull’eventuale plusvalenza generata dalla criptovaluta che si sta utilizzando per l’acquisto (se hai dubbi in merito alla tassazione delle crypto, ti invito a leggere l’articolo che abbiamo fatto in merito a questo argomento).

BISOGNA PAGARE TASSE UNA VOLTA VENDUTI GLI NFT?

 Per poter capire se si debba pagare tasse sulla vendita degli NFT, bisogna prima classificare in una di queste 3 categorie chi genera una plusvalenza tramite la vendita di essi:

1)Chi fa compravendita di NFT sporadicamente

La prima categoria è esente dal pagamento di tasse sulla plusvalenza generata.

Andiamo a riprendere l’esempio del quadro che ho fatto prima:

Se Antonio compra un quadro a 100 Euro e lo rivende poi a 300, avrebbe generato una plusvalenza di 200 Euro. Tuttavia, non è tenuto né a dichiarare l’acquisto del quadro, né a pagare tasse sulla plusvalenza generata. 

Vale lo stesso per uno o più NFT COMPRATI E VENDUTI OGNI TANTO, a patto che si parli di MODICHE CIFRE: purtroppo su quale sia la “modica cifra” non abbiamo parametri numerici precisi, ma bisogna basarci sul buonsenso; se, per esempio, una persona ha dunque un reddito annuo di 20000 Euro (Ventimila), e fa 3 o 4 compravendite di NFT in un anno guadagnando 100 Euro ad NFT, potremmo dire che si parla di modiche cifre.

Se invece investisse più di un terzo del suo reddito annuo in NFT al fine di venderli, rientrerebbe nella seconda categoria.

Insomma, basta “tenere un basso profilo di rischio” e non fare troppe compravendite per evitare problemi e aliquote.

 

2)Chi usufruisce della compravendita di NFT in modo professionale (andando dunque a farlo con frequenza elevata o generando introiti consistenti).

In questo caso, ci sono buone probabilità che tu debba ricorrere all’APERTURA DELLA PARTITA IVA (in questo caso, sarebbe quella di commerciante) e, dunque, non si è tenuti a dichiarare l’acquisto degli NFT, ma si devono pagare aliquote sulla vendita di essi (sulla base della propria fascia di reddito).

Quindi, se Mario compra e vende NFT ogni giorno in un marketplace e/o se acquista NFT a cifre elevate rispetto alla propria fascia di reddito, deve PAGARE LE TASSE sul guadagno generato al momento della vendita.

 

3)Chi crea NFT per venderli ed ottenere guadagni da essi.

In questo caso, si hanno 2 diramazioni:

 

A)LAVORATORE OCCASIONALE

Andrea crea e vende qualche NFT in capo all’anno: essi sono pochi e li vende a cifre basse rispetto al suo reddito; in questo caso, NON DEVE PAGARE TASSE sulla plusvalenza generata.

 

B)PARTITA IVA

Se Andrea crea e vende NFT ogni giorno, o se li vende a cifre ELEVATE RISPETTO ALLA SUA FASCIA DI REDDITO, dovrà aprire una partita IVA come artigiano e pagare tasse sulle plusvalenze generate.

CONCLUSIONE

Potresti essere in una di queste categorie? Qualsiasi essa sia, ti consiglio vivamente di rivolgerti ad un commercialista, in modo da essere SICURO DI NON AVERE PROBLEMI FISCALI e/o LEGALI.

Nicola Chimenti, Instagram: @tekno_trader

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